Avellino, il Vescovo Aiello incontra i giovani del Convitto nazionale

09/04/2018

Alla presenza di circa quattrocento studenti, Sua Ecc. Mons. Arturo Aiello, Vescovo di Avellino, ha tenuto una riflessione sulla Pasqua nel Liceo Classico del Convitto nazionale di Avellino. L'incontro, tenutosi lo scorso 27 marzo, è stato  accompagnato dall’esecuzione di brani musicali selezionati dagli stessi studenti e con la lettura di passi scelti dai “Pensieri” di Pascal sulla reale “misura dell’uomo”.

“Sono qua – ha affermato mons. Aiello - perché dai ragazzi deve partire il messaggio di rinnovamento. Pasqua, del resto, significa passaggio, dobbiamo cambiare continuamente, vivere e cambiare partendo dalla nostra estrema fragilità. Non abbiate paura delle vostre fragilità, voi giovani rappresentate il rinnovamento!”. Il Vescovo ha poi sottolineato che non bisogna aver paura di condividere con gli altri le proprie debolezze, riscoprendo “l’arte di essere fragile”, sulla scorta del romanzo di D’ Avenia, da cui gli stessi ragazzi traggono spunto attraverso la visione di un video. 

Si vive sedotti da falsi miti – ha osservato mons. Aiello- come la bellezza per le ragazze e la forza fisica per i ragazzi, ma non si conosce davvero l’amore che non è uno specchio nel quale riflettersi per insuperbire ma un mezzo per mettersi al servizio degli altri.”

Reinterpretando il brano I Lived degli “OneRepubblic” alla luce del mistero pasquale, attraverso il canto accompagnato da semplici coreografie,  gli alunni hanno narrato in parole e gesti la rivoluzione della croce: la scelta di amare fino in fondo e dare tutto, nel servizio, nel superamento di sé, nell’apertura agli altri.

La partecipazione dei ragazzi non si fa attendere, un alunno con assoluta semplicità gli porge la sua chitarra e  monsignor Aiello non esita a guidare il coro dei ragazzi, sulle note di “Amen”.  Ai liceali chiede di tenersi per mano per recitare un “Padre nostro” che si augura non sia stato dimenticato. Prima della benedizione finale, vi è pure il tempo per una sorta di inaspettata interrogazione: “Ragazzi, sapete di chi era figlio Eros, dio dell’amore? Era figlio di Penìa, della povertà, perché solo dove c’è povertà può nascere amore vero, dedizione all’altro. Beati quelli che sono poveri perché si innamoreranno veramente! Abbiate il coraggio dei sentimenti per poter amare veramente!”.